Una società ottiene l’Autorizzazione Unica alla costruzione e all’esercizio di un impianto idroelettrico, ma contesta alla Pubblica Amministrazione la violazione delle regole di correttezza e buona fede nello svolgimento del procedimento amministrativo, con lesione dell’affidamento in capo al privato: da ciò la richiesta di risarcimento del danno proposta innanzi al Giudice civile, dal momento che il prolungarsi del procedimento ha reso non più remunerativa l’iniziativa economica. La Regione convenuta eccepisce la carenza di giurisdizione in favore del Giudice Amministrativo oppure del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche; la Corte di Cassazione civile a Sezione Unite, con ordinanza n. 4044/2023, conferma però la decisione del privato di adire la giustizia civile.
Decisiva la natura della posizione dedotta in giudizio: “ne discende (osserva la Cassazione) che il danno da considerare ai fini della prospettata responsabilità della P.A., secondo le piane deduzioni svolte nell’atto di citazione, non è la conseguenza di un provvedimento amministrativo, la cui ritardata emissione, a ben vedere, rimane mero fatto storico, non deriva dal cattivo esercizio del potere autoritativo ma piuttosto dalla rottura della “fiducia” che il privato nutre nella correttezza dell’agire amministrativo e sulla quale riposa la relazione giuridica tra questi e l’autorità”. Da ciò la contestazione dell’operato della P.A. che, a causa dell’aggravio di tempo, ha vanificato, di fatto, il buon esito delle scelte imprenditoriali adottate dalla società.